• Prendo spunto da alcuni post che ho letto nel forum del Gruppo di lavoro “Verso rifiuti zero” sulla raccolta differenziata, provando a rispondere alla domanda ricorrente : ma possibile che dopo tanta fatica che fa il cittadino per separare il proprio rifiuto, il gestore della raccolta lo smaltisce in modo indifferenziato, che senso ha?

    La sfiducia nella ‘gestione del servizio pubblico’ è talmente radicata che appena si sente una voce nell’aria o più concretamente qualche ‘simpatico’ operatore dire ciò, gli si crede al volo, tanto serve per giustificare immediatamente l’avversione a fare quel tanto di fatica in più che spesso spinge a buttare tutto insieme nello stesso cassonetto.

    L’argomentazione non è semplice, non è univoca e potrebbe non convincere i più. Ma questo perché il tema dei rifiuti è complesso, mette in gioco e sullo stesso tavolo questioni economiche, questioni tecnologiche e purtroppo, nel nostro paese, anche questioni di malaffare per cui è almeno comprensibile una certa tendenza a vederci poco chiaro, insomma ad essere sospettosi.

    Vorrei provare tuttavia a dare qualche spunto di discussione e di riflessione esponendo alcune affermazioni:

    – puo’ darsi , non è da escludere, che parte dei rifiuti che vengono raccolti in modo differenziato vengano poi smaltiti in discarica o nell’inceneritore in modo indifferenziato. Ma questo non succede per incuria o follia del gestore ma solo ed esclusivamente per ragioni di mercato, perché il rifiuto che è stato inserito nei cassonetti (carta, vetro, alluminio, plastica) non aveva le caratteristiche di qualità necessarie affinché il consorzio obbligatorio specializzato per la raccolta di quella categoria merceologica (CONAI, COREPLA, COREVE, etc) lo potesse acquistare per essere rivenduto ad imprese che da quel rifiuto traggono materia prima.
    – Molti gestori ‘trattano’ nel senso che puliscono il rifiuto raccolto in modo differenziato prima di consegnarlo per essere venduto al Consorzio Obbligatorio ma non sempre questo è sufficiente.
    – Altre volte i motivi sono di tipo tecnologico, perché’ gli inceneritori che bruciano il rifiuto indifferenziato hanno la necessità di avere una ‘composizione’ ottimale in termini di umidità, consistenza, volumi, ecc. per bruciare al meglio e quindi il gestore deve integrare il rifiuto indifferenziato con frazioni di altro rifiuto avente queste caratteristiche.

    Quindi il tema ancora una volta è: fare bene la raccolta differenziata a tutti i livelli.

    Fare bene la raccolta differenziata vuol dire da parte del cittadino garantire la ‘qualità ‘ del rifiuto (vetro e plastica pulite, organico puro), mentre da parte del gestore vuol dire ad esempio rispetto dei giorni e degli orari di raccolta, disponibilità di cassonetti puliti ed integri, facile accesso agli stessi.

    Però si consenta una piccola divagazione e di vedere la questione un po’ più in prospettiva.
    Come cittadini è probabilmente arrivato il momento (in realtà se ne parla da anni) di porre seriamente il problema esiziale di come nella vita pratica di tutti i giorni si possano anzi si debbano produrre meno rifiuti.
    Produrre meno rifiuto può significare cose semplici, ad esempio:
    – comperare solo le ricariche dei detersivi e non tutte le volte il contenitore di plastica,
    – comperare il latte ai distributori automatici
    – scegliere un prodotto che abbia meno imballaggio possibile a parità di prestazione
    – prediligere prodotti che possano prevedere pezzi di ricambio, cosi si butta via solo la parte rotta e non tutto il prodotto.
    – significa anche ridurre sprechi alimentari, come facevano i nostri nonni, che oltre a produrre meno rifiuto ci fa anche risparmiare.
    – significa ricominciare a pensare che parole come riciclo e riuso non hanno sempre un significato negativo, sinonimo di scarsità di mezzi e, soprattutto, significa cambiare radicalmente l’approccio alla produzione di beni e servizi e cambiare la nostra modalità di essere consumatori e quindi cittadini.

    Piacerebbe infine che, come cittadini, ogni volta che mettiamo nel nostro cassonetto sotto casa la bottiglia di vetro ci sentissimo veramente parte di una comunità ampia e complessa che cerca di trovare nuove modalità e nuovi paradigmi per garantire a se’ ed ai suoi figli un domani di crescita e sviluppo ma basato su regole diverse.
    I nostri rifiuti riciclati del resto contribuiscono a creare ed a mettere in pratica quella ‘economia circolare’ teorizzata e portata avanti da politiche pubbliche europee e da alcuni paesi avanzati che prevede di passare da una economia lineare basata su estrazione materia prime–produzione –consumo –rifiuto ad una economia circolare in cui un’industria di rifiuti genera un’altra materia prima riutilizzata da altre imprese.

    Ma i cambiamenti, tutti i cambiamenti, necessitano inevitabilmente di azioni di sistema in cui istituzioni, imprese, cittadini-consumatori (e partiti) generano azioni integrate di co-evoluzione dell’economia e degli stili di vita.
    Affinché’ il processo si inneschi serve maggiore consapevolezza che il nostro comportamento locale ha ricadute globali e l’esperienza quotidiana ci insegna che la strada più veloce per produrre consapevolezza e’ sicuramente la partecipazione: la partecipazione alle decisioni, la partecipazione al monitoraggio degli effetti che quelle decisioni hanno prodotto.
    Il lavoro cominciato con il progetto di Luoghi ideali, “verso rifiuti zero” proprio a questo dovrebbe servire, per questo non è ininfluente se differenziamo male o bene.

    • Ottima riflessione. Aggiungo un “particolare” che potrebbe essere accattivante per un cittadino poco disponibile alla differenziazione ma anche per chi come me ne è entusiasta. Nel comune dove vivo la raccolta differenziata è ormai un fatto consolidato. Si prevede, speriamo presto, di passare alla fase 2, quella accattivante cioè. Differenziamo già quasi “tutto”. Quel poco che non possiamo smaltire separatamente, vi assicuro che negli anni è sempre meno, ci verrà “pesato”. Meno ne produciamo meno pagheremo di tassa. Sarà quindi nostro interesse oltre che civico anche economico comprare prodotti con meno materiale indifferenziabile, gettare meno cose, lavare per es. i piatti di plastica sporchi e metterli nella plastica.